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Lo afferma il prof. Rosolino Cirrincione, direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania
25 Luglio 2024
«Sono state analizzate delle rocce presenti nell’area di Siracusa, e confrontati i dati geochimici con le terre di saldatura. Dato che le terre di saldatura sono importanti e significative perché rappresentano il luogo di istallazione delle statue i risultati confermano questa importante somiglianza. Cioè i dati geochimici sono sovrapponibili tra questi due campioni, quindi le terre di Siracusa con le terre utilizzate per la saldatura di queste statue» sostiene Rosolino Cirrincione, Direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, nel corso della conferenza stampa di stamane.
I risultati dello studio
I due studiosi, Anselmo Madeddu e Rosolino Cirrincione, insieme a una equipe dell’Ateneo etneo e dell’Università di Ferrara, hanno confrontato le caratteristiche geochimiche delle terre delle saldature dei Bronzi di Riace con quelle di diversi campioni prelevati in una specifica area del territorio siracusano, riscontrando una sorprendente corrispondenza di valori.
La teoria troverebbe conferma in un’altra ipotesi risalente ai decenni scorsi: già nel 1988 il famoso archeologo americano Ross Holloway con la sua pubblicazione dal titolo “I Bronzi di Riace sono siciliani?” fu il primo a ipotizzare questa origine tutta siciliana.
«Facciamo una premessa dicendo subito che non sono stato il primo ad arrivare a questa conclusione, prima di me ci sono personaggi molto più importanti nel campo dell’archeologia e mi riferisco al professore, grande maestro dell’Archeologia l’americano Robert Ross Holloway che negli anni 80 formulò questa ipotesi sulla base del fatto che aveva raccolto una serie di documentazioni che avrebbero attestato che originariamente i bronzi di Riace sarebbero affondati nelle acque siciliane e successivamente trasportati a Riace» asserisce Anselmo Madeddu.
La teoria dell’archeologo americano Robert Ross Holloway
«Robert Ross Holloway partiva dal presupposto che il vasellame rinvenuto nelle concrezione adese alle superfici dei bronzi non si trovava tutta attorno nell’area dei fondali di Riace segno che erano stati portati li da un altro luogo, ma soprattutto alla datazione di questo vasellame che secondo la datazione elaborata dalla d.ssa Panella negli anni 80, li datava intorno al III secolo a.C., quindi la media-alta età ellenistica escludendo di fatto la tarda età ellenistica. Questo perché è importante? Perché andrebbe ad escludere l’origine dell’affondamento da uno dei trafugamenti di bronzi da parte dei romani quando conquistarono le città greche» prosegue Madeddu. «La prima fu Corinto nel 146 a.C. e via via tutte le altre e conclude Holloway che l’unica grande metropoli greca che venne conquistata nel III secolo dai romani fu proprio Siracusa. Partendo da questo poi lui sviluppò la sua teoria ripresa da un’altra archeologa americana molto importante, Anna Marguerite McCann che arrivò alla conclusione che si trattasse dei dinomenidi in particolare di Gelone e Ierone.
«Detto questa serie di indizi, e da qui la curiosità di indagare, di cercare di capire cosa ci fosse di vero: una moneta siracusana del IV secolo che riproduce fedelmente il ritratto di profilo della statua dei Bronzi di Riace e tanti altri particolari indussero tempo fa a coinvolgere in questa ricerca il prof. Lino Cirrincione che è il direttore del dipartimento di scienze geologiche dell’università di Catania.
Gli studi geologici
«Il motivo è semplice, perché in realtà i Bronzi di Riace così come tutti i Bronzi dell’antichità di certe dimensioni non vennero fatti a colata unica ma vennero a pezzi anatomici separati, poi venivano assemblati nel luogo dove venivano definitivamente collocati ed esposti» osserva Madeddu. «All’interno i Bronzi contengono delle terre che sono le terre di fusione necessari per fabbricarli, ebbene quello che è importante è l’analisi geologica delle terre non all’interno dei nuclei dei singoli pezzi anatomici, ma le terre delle saldature perché sono identificative delle terre dei luoghi dove vennero saldati e collocati definitivamente.
Da qui l’idea di chiedere al prof. Cirrincione questo studio che andasse a verificare la compatibilità tra le terre presenti sotto le saldature dei Bronzi di Riace e un’area particolare del territorio di Siracusa che secondo il mio studio doveva essere quella più idonea da questo punto di vista che è un’area vicino alla foce del fiume Anapo per diversi motivi che sarebbero troppo lunghi riepilogare. Da questa indagine è venuta una molto forte compatibilità e in alcuni casi una sostanziale identità della composizione degli elementi geochimici in particolare di quelle terre rare, di quegli elementi immodificabili e quindi altamente affidabili che fanno capire come una sorta di dna della terra del siracusano corrisponde in maniera molto forte e fedele a questo dna delle terre che sono all’interno dei Bronzi di Riace. È uno studio che il prof. Cirrincione ha illustrato nel dettaglio e che va a supportare questa mia ipotesi che sostengo da una decina di anni come ormai è noto».
25 Luglio 2024 | 01:00
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